Ecco quale è la mia pena e allo stesso tempo la mia felicità: non riuscirò mai a compiacermi di una bellezza naturale in maniera ordinaria e universale. Qualsiasi incanto, che si trovi in un paesaggio, in una donna, in un gesto… io devo isolarlo, stemperarlo, riscoprirlo ad occhi chiusi, devo necessariamente ricostruirlo “artisticamente”. Come se una realtà oggettiva, un corpo, un essenza, l’etere o la natura entrassero in un canale comunicativo con me, come se si ricercasse un involontario processo di comunicazione al quale posso solo “rispondere”. Per questo tendo a ridefinirne i particolari, trovare le giuste sfumature di carboncino, rime di parole o toni armonici, perché la mia gioia è comunicare con la vita. LEGGI IL BLOG